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il sostegno nella chiesa

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IL RUOLO DELLA CHIESA

La Chiesa locale appare fortemente coinvolta nelle Carresi; tutte queste manifestazioni sono infatti "agganciate" a riti religiosi: in onore di San Giorgio a Chieuti, di San Leo a San Martino in Pensilis, del Legno della Croce a Ururi e della Madonna di Costantinopoli a Portocannone; ne deriva che i parroci dei vari paesi coinvolti sono ovviamente legati a queste manifestazioni.
Fra i più ferventi sostenitori troviamo don Nicola Mattia, di cui riportiamo le dichiarazioni pubblicate su Termolionline.it in occasione del sequestro avvenuto nel 2015. Leggiamole bene perché sono esplicative dello stretto rapporto fra queste corse e la Chiesa locale:
https://www.termolionline.it/news/cultura/587764/nessuno-tocchi-le-carresi-oltre-duemila-persone-per-la-fiaccolata-a-difesa-di-san-leo
Grazie a Dio sappiamo che possiamo rialzarci anche da questa esperienza dolorosa, ma che non ci schiaccerà sicuramente. Tre comunità unite sotto il segno della fede che si esprime nella tradizione: tutti porteremo i simboli della nostra fede; se avete visto Facebook o altri social network, avete visto che si parla molto di San Leo e sempre sono correlati San Leo e la Carrese perché sono due realtà inscindibili. In verità, la corsa dei carri è una delle espressioni della fede e lo stesso papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ci dice che la pietà popolare è una vera forma di missione e per questo non possiamo rinunciarci. Inoltre, anche il documento conclusivo al Sinodo dei Vescovi dell’ottobre scorso parla delle feste popolari come “momento aggregante e occasione di distrazione anche per le famiglie” per cui abbiamo questi valori positivissimi che la chiesa esprime attraverso la pietà popolare; perché questi valori così positivi ci devono essere negati? È un anno che stiamo facendo un cammino anche di purificazione in argomento, ci adegueremo alle leggi; siamo pronti a venirci incontro ed adeguarci a tutto quello che ci viene chiesto; dovreste venire nelle stalle e vedere come vengono trattati gli animali; se poi ci sono problemi del genere con serenità li affrontiamo.
Mentre quest’anno don Nicola Mattia ha reagito così apprendendo del blocco della manifestazione:
Una pugnalata al cuore. Come volete che si possa apprendere una pugnalata al cuore della città? Non si apprende, si sanguina, si subisce”.
www.ilgiornaledelmolise.it/2018/04/27/san-martino-in-pensilis-la-prefettura-nega-la-carrese-corsa-contro-il-tempo-comune-ricorre-al-tar/
Più sorprendente il grande appoggio da parte del Vescovo di Termoli-Larino, Giancarlo de Luca. Come vedete dalla foto provvide a benedire personalmente i carri di Portocannone dopo il dissequestro avvenuto nel 2015, a seguito dei  fatti prima descritti.

 
E anche quest’anno il Vescovo De Luca ha inequivocabilmente fatto sentire la sua voce in sostegno delle carresi, esternando la sua solidarietà, come potete vedere dall’immagine a a lato, tratta da un servizio di un telegiornale locale e che potete trovare a questo link:
www.teleregionemolise.it/video/80105968-carrese-la-solidarieta-del-vescovo-de-luca/
Abbiamo quindi deciso di scrivergli al fine di evitare fraintendimenti. E’ bene infatti che vi sia la massima chiarezza in merito, dato il ruolo di vertice che ricopre nella chiesa locale.

LETTERA AL VESCOVO

 
Reverendo Monsignore,
la nostra associazione sta avviando la campagna contro i maltrattamenti dei buoi nelle Carresi della Sua diocesi e in quella che si svolge a Chieuti. (...)
Dai media e dai Suoi interventi risulta una Sua sostanziale condivisione di questo tipo di manifestazioni.
In particolare la Sua posizione appare compiutamente spiegata nella nota integralmente riportata dal sito Futuro Molise
https://futuromolise.com/carresi-nota-del-vescovo-gianfranco-de-luca-luomo-gli-animali-la-cultura-la-storia-la-sicurezza-la-devozione-lideologia/
In essa si legge fra l'altro che:
il legislatore sa molto bene che non può e non deve lasciarsi condizionare da pregiudizi ideologici, di qualunque natura, nei confronti di pubbliche espressioni di popolo che da secoli sono retaggi culturali che rafforzano i suoi valori fondanti.
Il "pregiudizio ideologico" che motiva il nostro agire consiste nell'estendere il concetto di "nostro prossimo" anche ai soggetti non umani; in questo modo, fra l’altro, non si assisterebbe più alla vergogna di nostri simili trattati "come animali", fenomeno dovuto al fatto che la suddivisione fra umani,   nostro prossimo da rispettare e non umani, legittimamente trattabili "da bestie", comporta che moltissimi umani vengano "animalizzati" dai loro simili per poterli trattare "da bestie" senza problemi di coscienza, come riportano quasi quotidianamente le cronache.

 
Nella Sua nota sulle carresi si legge anche che – nel tempo - dalle comunità locali:

 
Gli animali sono stati rispettati, amati, anche temuti, curati, custoditi gelosamente, gestiti secondo le loro esigenze naturali, perché membri a tutti gli effetti delle famiglie e delle comunità.

 
Questo è ben difficile sostenerlo per le corse dei buoi. Mi permetto di farLe notare che addirittura all'inizio del secolo scorso, dal 1916 al 1920 una nota ministeriale impedì le corse di animali con pungolo, divieto ribadito nell'articolo 70 del TULPS nel 1931 e confermato (al momento della successiva soppressione dell'articolo) nella successiva circolare esplicativa ministeriale 3 ottobre 1994, n.559/LEG/200.112.bis laddove si legge "così come sono vietate, per fare altri esempi, le corse con pungolo acuminato, i combattimenti di animali, le corride, e ogni altro spettacolo o trattenimento che comporti strazio o sevizie di animali", ed evidentemente l'utilizzo dei pungoli non può che essere considerato sevizia punibile ai sensi dell'art 544 ter Codice Penale; esso serve infatti a costringere i buoi a correre, azione estranea alle loro caratteristiche etologiche.

 
Il dirigente ASREM presente alla riunione della commissione di vigilanza di Portocannone confermò la prescrizione di non utilizzare il pungolo acuminato e fece presente che (citiamo) l'uso dello stesso, oltre a determinare ferite più o meno profonde sulla cute dei bovini, sicuramente determina una condizione di stress degli animali determinata dalla paura e dal dolore (inteso come esperienza sensoriale ed emotiva sgradevole) che gli stessi provano.

 
Il contrasto fra le Sue parole e la realtà delle corse dei buoi, in cui questi sono costretti a soffrire e talora a morire tra gare e prove, è evidente, così come risulta ben difficile considerare atti di devozione quelle che dalle immagini, dai filmati e dalle dichiarazioni, appaiono più  che altro delle gare scalmanate. Il fatto che siano “retaggi culturali” ed “espressioni di popolo” non le nobilita di certo. Tanto più che a fronte di quelle immagini possiamo contrapporre proprio nella Sua diocesi le
Carresi di Larino, anch'esse con finalità devozionali, ma che sono coreografiche processioni di carri infiorati; il loro svolgimento, almeno in linea di principio, non comporta un maltrattamento dei buoi, che non sono costretti a correre, ma possono procedere lentamente rispettando la loro etologia e, per quanto riguarda gli umani, non scatenano istinti di rivalità, aggressione e competizione che ben poco hanno da spartire con i principi cristiani.
Dato che  è nostra intenzione diffondere  un'informazione esatta sulle posizioni delle   parti coinvolte nelle Carresi, qualora avesse intenzione di integrare quanto indicato nella Sua nota, anche alla luce delle informazioni contenute nella presente, La prego di comunicarcelo (...)

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